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DiomedeidaeTaxa classificati da George Robert Gray


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Diomedeidae




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Diomedeidi

Short tailed Albatross1.jpg
Albatro delle Galapagos
(Phoebastria irrorata)


Classificazione scientifica

Dominio


Eukaryota


Regno


Animalia


Sottoregno


Eumetazoa


Superphylum


Deuterostomia


Phylum


Chordata


Subphylum


Vertebrata


Superclasse


Tetrapoda


Classe


Aves


Sottoclasse


Neornithes


Superordine


Neognathae


Ordine


Procellariiformes


Famiglia


Diomedeidae
G.R. Gray, 1840


Generi

  • Diomedea

  • Thalassarche

  • Phoebastria

  • Phoebetria

I Diomedeidi (Diomedeidae G.R. Gray, 1840) sono una famiglia di uccelli di mare dell'ordine Procellariiformes,[1] comunemente conosciuti come àlbatri (sing. albatro o albatros).[2]


Sono tra i volatili più grandi della Terra e, addirittura, l'albatro urlatore (Diomedea exulans) è l'uccello vivente con l'apertura alare più grande al mondo.[3]




Indice





  • 1 Tassonomia


  • 2 Descrizione


  • 3 Biologia

    • 3.1 Alimentazione


    • 3.2 Riproduzione


    • 3.3 Volo



  • 4 Distribuzione e habitat


  • 5 Conservazione


  • 6 Letteratura


  • 7 Note


  • 8 Altri progetti




Tassonomia |


La famiglia Diomedeidae comprende 21 specie in 4 generi:[1]


  • Genere Phoebastria

    • Phoebastria immutabilis (Rothschild, 1893) – albatro di Laysan


    • Phoebastria nigripes (Audubon, 1839) – albatro piedineri


    • Phoebastria irrorata (Salvin, 1883) – albatro vermicolato


    • Phoebastria albatrus (Pallas, 1769) – albatro codacorta

  • Genere Diomedea

    • Diomedea exulans Linnaeus, 1758 – albatro urlatore


    • Diomedea antipodensis C.J.R.Robertson & Warham, 1992 – albatro degli Antipodi


    • Diomedea amsterdamensis Roux, Jouventin, Mougin, Stahl & Weimerskirch, 1983 – albatro di Amsterdam


    • Diomedea dabbenena Mathews, 1929 – albatro di Tristan


    • Diomedea epomophora Lesson, 1825 – albatro reale del sud


    • Diomedea sanfordi Murphy, 1917 – albatro reale del nord

  • Genere Phoebetria

    • Phoebetria fusca (Hilsenberg, 1822) – albatro fuligginoso


    • Phoebetria palpebrata (J.R.Forster, 1785) – albatro mantochiaro

  • Genere Thalassarche

    • Thalassarche melanophrys (Temminck, 1828) – albatro sopraccigli neri


    • Thalassarche impavida Mathews, 1912 – albatro di Campbell


    • Thalassarche cauta (Gould, 1841) – albatro cauto


    • Thalassarche eremita Murphy, 1930 – albatro delle Chatham


    • Thalassarche salvini (Rothschild, 1893) – albatro di Salvin


    • Thalassarche chrysostoma (J.R.Forster, 1785) – albatro testagrigia


    • Thalassarche chlororhynchos (J.F.Gmelin, 1789) – albatro beccogiallo dell'Atlantico


    • Thalassarche carteri (Rothschild, 1903) – albatro beccogiallo dell'Indiano


    • Thalassarche bulleri (Rothschild, 1893) – albatro di Buller


Descrizione |


Sono uccelli marini di grandi dimensioni, di colore bianco, con ali e coda parzialmente nere. Presentano una grande testa e un becco robusto e ad uncino[4].

L'apertura alare dei grandi albatri del genere Diomedea è la più grande fra tutti gli uccelli, arrivando fino a circa 340 cm, anche se le altre specie di albatri hanno aperture di dimensioni più contenute, attorno a 175 cm.[5] Le ali sono robuste e leggermente curve, con estremità affusolate per migliorare la penetrazione aerodinamica.



Biologia |



Alimentazione |


Si nutrono di cibi grassi ed oleosi[4], fra cui seppie, pesci e krill. Spesso si cibano anche degli scarti rilasciati dalle navi specializzate nella lavorazione di prodotti derivati dalle balene[4].



Riproduzione |


La vita di questi volatili è improntata alla monogamia. È in generale la femmina a scegliere il compagno con un rituale di corteggiamento basato su una serie di danze e strofinamenti vari; alla fine si ha l'accoppiamento.


I nidi vengono costruiti dai maschi e sono costituiti da frammenti vegetali e terriccio. La femmina depone un singolo uovo che pesa circa 500 grammi e richiede un periodo d'incubazione di circa tre mesi. Durante questo periodo i genitori si danno il cambio nella cova per andare a cercare cibo.
Una volta che il piccolo è nato, devono passare circa nove mesi prima che diventi autosufficiente. Solo dopo che il piccolo albatro avrà imparato a volare e procurarsi il cibo da solo, i genitori potranno andare avanti nella loro vita e accoppiarsi di nuovo dopo circa un anno dalla prima cova.



Volo |




Il decollo dell'albatro non è agevole e risulta estremamente dispendioso dal punto di vista energetico.


Gli albatri sono in grado di percorrere lunghe distanze sfruttando, come gli altri grandi volatori marini, le correnti ascendenti di origine dinamica o quelle dovute ai cambi di pendenza delle coste. Nel primo caso si sfrutta la differenza di velocità delle correnti d'aria, compresa quella che si forma davanti e dietro la cresta delle grandi onde oceaniche e che dà luogo ad un gradiente di velocità del vento. Nel secondo caso i venti marini che incontrano un ostacolo come un'isola o una costa, sono forzatamente costretti a risalire a causa della strozzatura incontrata. Gli albatri sfruttano entrambe queste situazioni favoriti anche dalla loro abilità di veleggiatori che raggiunge rapporti di 22:1 e 23:1, indicando che per ogni metro di perdita di quota sono in grado di librarsi in volo orizzontale per 22 o 23 metri.[6]

In questo sono anche aiutati da un fascio tendineo incernierato all'altezza della scapola, che permette all'ala completamente stesa di bloccarsi in quella posizione senza ricorrere allo sforzo muscolare. Questo è un adattamento fisiologico che hanno in comune con gli altri grandi volatori.[7]


La grande apertura alare che li favorisce nel volo, rende d'altra parte piuttosto difficile ed impacciato il decollo da terra se non possono utilizzare il salto da una scogliera come pista di lancio. Ancora più penalizzante è l'eventuale decollo dal mare.
Di fatto il decollo mattutino dopo il risveglio, per librarsi in volo alla ricerca del nutrimento, è probabilmente da considerasi come l'attività energeticamente più dispendiosa della giornata.



Distribuzione e habitat |




Areale (in blu)


Vivono negli oceani meridionali e nel nord dell'oceano Pacifico. Sono assenti nell'Atlantico settentrionale se non come fossili.


Abitano soprattutto su isole remote dell'oceano in numerosi gruppi spesso di specie diverse.
A causa delle loro grandi dimensioni, preferiscono vivere in luoghi ventosi, dove le correnti d'aria favoriscono il decollo.



Conservazione |


19 delle 21 specie di albatri sono considerate a rischio di estinzione da parte dell'IUCN.mw-parser-output .chiarimentobackground:#ffeaea;color:#444444.mw-parser-output .chiarimento-apicecolor:red[senza fonte]. Sono minacciati dall'inquinamento e dalla pesca intensiva, e dall'introduzione nel loro habitat di animali come ratti o gatti selvatici che attaccano uova, pulcini e giovani adulti.



Letteratura |


  • L'Albatro (Albatros) di Charles Baudelaire


  • La ballata del vecchio marinaio (The Rime of the Ancient Mariner) di Samuel Taylor Coleridge


Note |



  1. ^ ab (EN) Gill F. and Donsker D. (eds), Order Procellariiformes, in IOC World Bird Names (ver 9.1), International Ornithologists’ Union, 2019. URL consultato il 6 maggio 2014.


  2. ^ àlbatro, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 15 marzo 2011. URL consultato il 13 agosto 2015.


  3. ^ (EN) Albatross - National Geographic, su animals.nationalgeographic.com. URL consultato il 24 ottobre 2013.


  4. ^ abc Luana Leonini, Il mondo degli animali dalla A alla Z, LibrItalia. pag.9


  5. ^ Alec Humann e Edward S. Brinkley, Albatrosses, in Chris Elphick, John B. Dunning Jr. e David Allen Sibley (a cura di), The Sibley Guide to Bird Life and Behavior, illustrated by David Allen Sibley, 1st., New York, Alfred A. Knopf, 2001, pp. 132–135, ISBN 0-679-45123-4.


  6. ^ Brooke, M. (2004). Albatrosses And Petrels Across The World Oxford University Press, Oxford, UK ISBN 0-19-850125-0


  7. ^ Pennycuick, C. J. (1982). "The flight of petrels and albatrosses (Procellariiformes), observed in South Georgia and its vicinity". Philosophical Transactions of the Royal Society of London B 300: 75–106.



Altri progetti |



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